Planetel: la fibra di chi mantiene quel che promette
Planetel Fibra Veloce
La società di Treviolo in forte crescita. Ha già cablato quaranta paesi in Bergamasca e mezzo lago di Garda
«Conosco Pianetti davent ’anni e fino a cinque annifa ero amministratore di un’azienda concorrente. Per un problema causato da un fornitore rimanemmo senza un servizio essenziale, rischiando il patatrac. Decisi di chiamare Pianetti e gli chiesi una mano. Lui ascoltò e mi fece: “Vieni su, carica tutto il materiale che ti serve e sistema tutto”. Aveva i miei clienti senza servizio e non ne approfittò».
Sono parole di uno dei principali collaboratori e descrivono bene la personalità di Bruno Pianetti, fondatore della Planetel. Pianetti ha 55 anni, è sposato e padre di due figli di 19 anni e 16 anni. Nato a San Pellegrino, aveva vent’anni quando iniziò a lavorare nel mondo delle telecomunicazioni. Ad appassionarlo a quel
settore fu uno zio installatore per conto di Telecom (il padre, invece, lavorava alla San Pellegrino), tanto da iscriversi e diplomarsi all’Esperia in telecomunicazioni nell’82.
Quattro anni dopo, con altri soci, fondò la Sitis (Società Impianti Telefonici Interni Speciali). Col tempo gli altri hanno cambiato strada, mentre la Sitis, che aveva quattro soli dipendenti, ha continuato
a crescere, dando vita ad altre aziende. Tra queste, la più nota è Planetel, e il gruppo dà lavoro a più di 130 persone e fattura venti milioni di euro.
Come è nata Planetel?
«Sitis installava solo l’impianto telefonico. Oggi invece realizziamo soluzioni complete IT compreso il cablaggio strutturato per un edificio, che siano computer, telefoni, telecamere; garantiamo manutenzione e anche sicurezza, oltre che la realizzazione di impianti all’interno di aziende o campus. Planetel, nata nel 2000, offre alle aziende un servizio completo. In pratica, Sitis si occupa di tutto ciò che serve all’interno, mentre Planetel gestisce i servizi per parlare all’esterno, quindi la linea internet, la linea telefonica, il web, i servizi di posta elettronica».
Cosa vuol dire Planetel?
«È un gioco di parole tra il mio cognome e “telecomunicazioni”».
Le altre aziende?
«Una si chiama Trifolio e offre l’office automation, come ad esempio i fotocopiatori multifunzioni connessi alla rete. Poi abbiamo Servizi Internet, azienda acquisita qualche anno fa, che sviluppa e gestisce servizi in cloud, per cui siti web, posta elettronica, spazi di archiviazione in data center ».
Hanno tutte sede a Treviolo?
«Le sedi legali sì. La Servizi Internet ha però gli uffici operativi a Brescia. Il valore di queste aziende
sono però le persone. E sono tutte aziende in ascesa, in particolare Planetel che cresce del 20 per cento all’anno.»
Chi è il suo maggior concorrente?
«Tutte le società di telecomunicazioni. Nel nostro piccolo ci stiamo ponendo sul mercato con il migliore approccio professionale: cerchiamo di avere un rapporto diretto e continuativo col cliente e tendiamo a essere per lui l’unico riferimento per la linea, i telefoni, i computer, la rete: così si semplifica tutto»
Siete più o meno convenienti rispetto ai grandi operatori?
«Siamo allineati. Diciamo che possiamo costare il cinque per cento in più o in meno. Ma l’approccio col cliente (e secondo me la qualità del servizio) è diverso: noi facciamo tutto col nostro personale, i grandi operatori fanno tutto subappaltando. Oggi lei parla con un loro venditore, ma probabilmente fra sei mesi ce ne sarà un altro e quando avrà bisogno di manutenzione arriverà un terzo che ha preso il subappalto. E così via».
Servite solo aziende o anche privati?
«Ci rivolgiamo principalmente alle aziende. Dal 2016 però abbiamo iniziato a posare i cavi in fibra ottica in Bergamasca, il che vuol dire fare un’attività mirata zona per zona e via per via. A quel punto, per ottimizzare i costi, abbiamo aperto i nostri servizi anche ai privati. Abbiamo creato un canale online di vendita e in due anni oltre duemila privati si sono collegati alla nostra rete. È una sfida dura ma stimolante visto che il privato è bombardato dalle pubblicità di Tim, Fastweb, Vodafone...»
Come operate sul territorio?
«Scegliamo un Comune alla volta, presentiamo alle amministrazioni i disegni e un piano di lavoro. Tutti quelli che offrono i servizi come i nostri dicono che cableranno ma poi ritardano i lavori. La nostra rete è nata dicendo “visto che i grandi operatori non si muovono, proviamo a realizzarla noi e poi vediamo i riscontri”».
E che cosa avete visto?
«Abbiamo cominciato da Treviolo, poi Lallio, tutta Dalmine, la tangenziale sud. E ancora: Cologno, Azzano, Zanica, Comun Nuovo, Urgnano, Grassobbio, Cavernago, Calcinate, Brembate, Cenate Sotto, Cenate Sopra e
altri. I riscontri sono stati molto positivi e questo fattore ci ha incoraggiato a procedere con gli investimenti. Oggi i paesi cablati da noi sono una quarantina e intendiamo proseguire con il piano di sviluppo anche nei prossimi anni».
Scusi, ma non è quello che adesso Open Fiber farà in tutta la bergamasca?
«Da due anni dicono che lo faranno entro due anni. Il progetto di OpenFiber nasce da una volontà politica. Ma trasformare in realtà l’a mbizione di cablare tutta Italia in quattro o cinque anni è irrealizzabile. Non esistono le forze per poterlo fare né fisicamente né economicamente».
Non siete presenti a Bergamo città?
«Lì usiamo la rete degli operatori nazionali. Non ha senso per noi andare nelle città dove
sono già arrivate le grandi compagnie telefoniche. Il nostro business resta legato alle aziende e a Bergamo città ce ne sono poche».
Se ne raccontano tante di balle in questo settore?
«Alcuni operatori spesso fanno girare la voce che in una certa zona c’è la fibra. In realtà non c’è ancora, ma poiché prima o poi la porteranno, loro cominciano a costruirsi la rete commerciale. Uno firma un contratto pensando che la fibra ci sia e invece in piccolo c’è scritto che, se al momento ancora non c’è, loro possono attivare una diversa offerta. Questo modo di operare è stato spesso sanzionato da Agicom. Più che balle, quindi, il vero problema nel nostro settore sono le comunicazioni fuorvianti».
Siete andati anche oltre i confini bergamaschi?
«Sì, abbiamo cablato tutta la sponda veronese del lago di Garda, la Valpolicella e i paesiintorno a Bussolengo. Per noi portare i servizi è l’inizio, ma il nostro obiettivo primario non è solo vendere un servizio in fibra ottica, bensì offrire al cliente tutto il resto, dal centralino virtuale allo sviluppo tecnologico in generale».
Dove vuole arrivare?
«Ad avere un’azienda presente da Milano a Venezia, dove cominciamo a esserci. Stiamo lavorando sul marchio per farci conoscere e abbiamo anche una rete radio che copre tutto il territorio. A differenza degli altri, però, non è il cliente a venire da noi, ma il contrario».
Porta avanti tutto lei da solo?
«Per ogni attività e per ogni divisione ci sono dei responsabili. A me spetta l’ultimo ok.
Facevo il tecnico e oggi parlo tranquillamente con i dirigenti come con l’ultimo dei nostri apprendisti: l’azienda è fatta dalle persone».
Cerca personale?
«Purché abbia un diploma in telecomunicazioni. Stiamo incontrando anche qualche laureato e siamo sempre alla ricerca di commerciali qualificati. Abbiamo ragazzi di vent ’anni che a volte fanno la differenza su quelli di trenta o trentacinque. Quando mi dicono che i ragazzi di oggi sono tutti lazzaroni penso che forse
qui siamo molto fortunati».
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